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conferenze per le scuolescarica PDF
AMAZZONIAIn cerca del delfino rosa65 milioni di anni fa i Platanistidi, gli attuali delfini di fiume, abitavano la Tetide, un immenso mare tropicale che ricopriva continenti oggi emersi. Se ne andavano tra le onde tranquilli, saltando qua e là fuori dall’acqua, proprio come fanno i delfini di mare appunto. Ma un giorno il mare si ritirò e dagli abissi emersero le terre. I sopravvissuti della famiglia Platanistidae, che un tempo era molto estesa, furono gli unici che riuscirono ad adattarsi alla difficile vita di fiume. Oggi comprendono solo 4 generi: il Lipotes in Cina, la Platanista in India, l’Inia e la Pontoporia in Brasile. L’Inia geoffrensis vive nel Rio delle Amazzoni. Ad una conferenza, ascoltando il Professor Giorgio Pilleri, uno scienziato di fama internazionale esperto di delfini d’acqua dolce, rimasi affascinata quando capii che il “boto” era un delfino di colore rosa e dalle strane sembianze. Decisi di recarmi in Amazzonia per incontrare quel misterioso animale. Ma prima di incontrarlo avrei dovuto superare mille ostacoli per organizzare la spedizione che avevo in mente....! Come sempre, l’idea di partire nasceva unicamente da un mio bizzarro desiderio, dalla mia insaziabile curiosità. Ero a Manaus da più di tre mesi. Avevo soldi sufficienti appena alla mia sopravvivenza. Non potevo certo pagare barca, equipaggio, benzina, cibo, pescatori capaci di indicarmi i luoghi adatti alla ricerca, attrezzatura per la creazione di una baia naturale dove avremmo trattenuto un esemplare di delfino per pochi giorni, elicottero per poter realizzare le foto aeree indispensabili per pubblicare gli articoli che avrei scritto al mio ritorno in Italia. Alla spedizione avrebbero partecipato almeno 15 persone. A quei tempi non appartenevo a nessuna organizzazione che avrebbe potuto aiutarmi economicamente. Avrei dovuto provvedere da sola ad ogni cosa pur non sapendo nulla della navigazione sul fiume... Ed il Rio delle Amazzoni non era proprio un fiume qualunque! Riuscii ad ottenere tutto ciò di cui avevo bisogno ricorrendo ad una speciale forma di baratto... Quindi, trascorso più di un mese, finalmente un giorno mi ritrovai in acqua a nuotare con “Legal”, il delfino rosa che avevamo confinato in una delle bellissime baie del Rio Tapajos. Vi sarebbe rimasto per ben 18 giorni e avremmo studiato le particolarità che lo distinguono dai delfini di mare. Un pomeriggio afferrai delicatamente la sua pinna dorsale e con il braccio sinistro lo avvolsi sotto la pancia. Diede un colpo di coda e partì. Rilassai il mio corpo, chiusi gli occhi e facendo leva sui soli punti di contatto che avevo, stando ben attenta alla pinne pettorali, mi persi nei giochi del suo flessuoso ondeggiare... Poi, i ricercatori dell’Istituto Nazionale
delle Ricerche dell’Amazzonia
che si erano preoccupati di marcarlo per poter realizzare un censimento,
lo avrebbero restituito al grande fiume... Al tramonto, lentamente,
la sua piccola sagoma, vinta la linea dell’orizzonte, scomparve. “....di sera, il “boto,” si trasforma in un uomo bellissimo che indossa un cappello nero ed è vestito tutto di bianco. Lo si incontra sempre alle feste: le donne, vittime del suo fascino incantato, si innamorano perdutamente di lui e ne restano gravide. Poi, questo essere magico, torna ad essere un delfino e misteriosamente scompare”. Molti credono realmente al racconto, ma altri lo utilizzano come stratagemma per giustificare le “scappatelle” extraconiugali: “E’ stato il delfino! E’ colpa sua... è lui che una notte mi ha dato questo figlio!” - dicono spesso le donne ai mariti -. Se sono fortunate, tutto va per il meglio ed il neonato diventa uno della famiglia. Ma in Amazzonia, grazie alla leggenda, in fondo, in fondo, tutti hanno un pò paura dello strano animale rosa: lo rispettano, lo temono e ne stanno lontani. Di conseguenza il delfino d’acqua dolce del Rio delle Amazzoni non viene cacciato come accade in India e in Cina: in questi Paesi, oggi, il mammifero acquatico rischia l’estinzione.
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