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conferenze per le scuolescarica PDF
MONGOLIA6 mesi con i nomadi della steppaLa Mongolia è grande come cinque volte l’Italia ed ha una popolazione di 2 milioni e mezzo di abitanti di cui 900.000 sono ancora pastori nomadi che si spostano con le loro carovane di cammelli almeno 15 volte l’anno, in cerca di nuovi pascoli o di acqua per il proprio bestiame. Capre, pecore, yak, cammelli e cavalli, da poche centinaia a molte migliaia, da cui ricavano carne, latte, lana e cachemire, (che vendono principalmente in Cina), costituiscono l’unica ricchezza per la quale, questi fieri cavalieri itineranti, sono disposti a vivere. “Vi piacerebbe andare ad abitare in città?” In 6 mesi di convivenza con i nomadi di diverse regioni della Mongolia, non ho mai avuto una risposta affermativa e decisa a questa domanda. I nomadi sono molto curiosi di sapere come si vive ad Ulaanbaatar, la capitale della Mongolia, la maggioranza di loro non ci è mai stata, ma oggi, nonostante l’affermarsi del libero mercato nel Paese, (instauratosi nel 1992 dopo 300 anni di dominazione cinese e 70 anni di quella sovietica), non si può ancora dire che tale curiosità costituisca un’attrazione: “E i miei animali? Come farei a portarli con me?” – mi hanno chiesto ovunque. Non ho mai saputo rispondere. Il tenace e forte legame dei nomadi con il proprio bestiame, infatti, è un profondo sentimento di fronte al quale a volte si resta sconcertati e senza parole. I bambini imparano a cavalcare quasi prima di imparare a camminare e a 3 anni sanno già stare in sella da soli. I nomadi hanno con il cavallo, mori, un rapporto affettivo speciale, quasi di simbiosi ed è un rapporto che si è mantenuto inalterato nel tempo, nonostante i cambiamenti avvenuti nella società. Spesso il rispetto e la stima del nomade mongolo si ottengono se stima e rispetto si mostrano per il suo cavallo, (discendente dell’Equus Prjevalskii di cui sono rimasti solo pochi esemplari). In Mongolia su un chilometro quadrato si incontrano in media due abitanti. La più bassa densità di popolazione del mondo. Se non si è preparati, il vuoto estremo di questo Paese può disorientare anche il più esperto viaggiatore solitario: a nord la taiga, a sud il deserto del Gobi, ad ovest i monti Altai e da qui, fino all’estremo est, solo steppa, steppa, steppa..... Sopra di lei un cielo intatto che gira tutt’intorno a 360°. Sempre blu. Blu intenso. Blu profondo. Accecante. Non ci si può nascondere, non ci si può sfuggire. Non ci si può ingannare. Un sole eterno. Schietta ogni cosa, ogni persona.Il carattere dei mongoli, orgogliosi e fieri, si fonda e si forma su un elemento fondamentale: lo spazio immenso ed ostile. I cavalieri della steppa lo sfidano abilmente ogni giorno resistendo anche a temperature che arrivano facilmente a 50° sotto lo zero. Quando all’orizzonte si intravede qualcosa è quasi sempre una gher, la tipica tenda a pianta circolare mongola. Entriamo. Il posto dell’ospite è a nord rispetto alla posizione della porta che è sempre rivolta verso il sud. Le donne siedono ad est, dove sono anche gli utensili della cucina, e gli uomini ad ovest, dove sono i fucili. Al centro della gher la grande stufa lancia il fumo nel cielo attraverso il toghona, il foro centrale dal quale entra la luce. Anche questa mattina l’anziana Tungalagtuya, un bellissimo nome di donna che vuol dire “raggi chiari del sole”, tira un cucchiaio di latte al Cielo e uno alla Terra: seguendo i riti sciamanici, come sempre, benedice un nuovo giorno.
DIBATTITOOsservatela bene! Una grande carta geografica fisica, è sempre
di tanti colori, che indicano le montagne e le pianure, i mari e i
fiumi, i vulcani e le isole, i ghiacciai, i deserti e tutto il resto...
Così era ed è la Terra. Cari bambinivi piace oppure no che nel mondo esistano tanti popoli
diversi dal vostro?
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